In un’epoca in cui la sedentarietà infantile è in costante aumento, promuovere l’attività fisica nei bambini e negli adolescenti rappresenta una delle sfide più urgenti per chi lavora nel campo della salute pubblica, dell’educazione e della prevenzione.
Un articolo pubblicato da Nike nel 2021, sebbene non recentissimo, propone alcune riflessioni ancora estremamente attuali. Il tema centrale è tanto semplice quanto complesso: come aiutare i più giovani a costruire un rapporto positivo e duraturo con il movimento?
Il contesto: tra sedentarietà digitale e mancanza di stimoli
L’articolo parte da una premessa fondamentale: la responsabilità della sedentarietà infantile non può ricadere esclusivamente sulle famiglie. Negli ultimi vent’anni, infatti, si è assistito a un calo progressivo delle ore di educazione fisica a scuola, alla riduzione degli spazi urbani dedicati al gioco e a un utilizzo sempre più precoce e prolungato dei dispositivi digitali.
Secondo gli esperti citati, questi fattori hanno drasticamente abbassato le occasioni spontanee di movimento nei più piccoli. Eppure, esiste un dato molto interessante: il movimento – proprio come i videogiochi – stimola il rilascio di dopamina, neurotrasmettitore legato ai sistemi di piacere e ricompensa del cervello. La differenza sta nell’accessibilità: mentre lo schermo richiede zero sforzo, l’attività fisica richiede un minimo di attivazione iniziale.
Il ruolo cruciale degli adulti: né imposizione né indifferenza
Uno dei passaggi più significativi riguarda il ruolo degli adulti nella trasmissione del valore del movimento. Ogni volta che parliamo di attività fisica davanti a un bambino – anche in modo involontario – stiamo costruendo un modello di riferimento.
Se comunichiamo entusiasmo, beneficio e benessere, trasmettiamo un messaggio positivo. Se invece associamo l’attività fisica a fatica, dovere o punizione, rischiamo di generare resistenza e disinteresse.
La chiave, secondo l’articolo, è l’equilibrio: favorire il movimento come scelta, non come obbligo.
Strategie mirate per fascia d’età
Non esiste una soluzione unica per tutti. Le proposte devono essere personalizzate in base all’età, al contesto e alle preferenze individuali:
- 2–5 anni: privilegiare il gioco motorio libero, l’esplorazione sensoriale, il movimento spontaneo.
- 6–9 anni: proporre attività brevi, divertenti, a ritmo alternato, come percorsi a ostacoli, balli o giochi dinamici.
- 10–13 anni: valorizzare il gruppo dei pari, organizzando attività sportive e ludiche con amici o compagni.
- 14+ anni: stimolare l’autonomia e l’identità, puntando su sport preferiti, attività artistiche in movimento, danza o sfide motorie online.
Movimento e contesto: una questione culturale
Per essere efficace, la promozione dell’attività fisica deve intercettare i codici, i tempi e gli spazi della quotidianità reale dei ragazzi. Non basta raccomandare il movimento: va reso accessibile, desiderabile e compatibile con le loro abitudini, tenendo conto di bisogni, emozioni e relazioni.
Un buon punto di partenza può essere proprio questo: cambiare il nostro modo di raccontare l’attività fisica, trasformandola in una risorsa positiva, non in un obbligo da evitare.
